Spettacoli, uno su dieci costretto al lavoro nero

Il Giorno, 2 ottobre 2020

Spettacoli, uno su dieci costretto al lavoro nero

Luci e ombre da un sondaggio della rete di addetti: il 75% è tornato all’opera dopo il lockdown ma con condizioni peggiori

di DIANDREA GIANNI
La notizia buona è che il 75% dei lavoratori dello spettacolo lombardi è tornato all’opera dopo lo stop obbligato dalla pandemia, e nonostante le difficoltà l’80% non ha cambiato settore. Quella cattiva è che il 65% lavora meno di dieci giorni al mese, uno su dieci sta lavorando in nero, il 95.8% non ha ricevuto un indennizzo, neanche minimo, per le date che ha dovuto cancellare durante il lockdown. Per quasi tutti le condizioni di lavoro, già precarie, hanno subito un netto peggioramento. I risultati ancora parziali di un sondaggio dalle rete “Lavoratrici e lavoratori spettacolo Lombardia“, nata nel periodo dell’emergenza sanitaria, fotografano la crisi e i cambiamenti che sta attraversando uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Ogni domanda ha raccolto circa un centinaio di risposte ma il questionario, ancora aperto, offre una lettura del presente, segnato da una lenta ripartenza fra speranze e timori per il futuro. “Se c’è qualcosa che questa pandemia ci ha insegnato è che il mutualismo è alla base di una società che possa definirsi tale”, spiega l’associazione nel resoconto dell’ultima assemblea. “Purtroppo in tanti stiamo facendo orari di straordinario non pagate, abbiamo accettato proposte al ribasso, il 65% lavora meno di 10 giorni al mese – prosegue – siamo preoccupati per la mancanza di norme anticovid sui cantieri e quindi stiamo lavorando mettendo a rischio la nostra salute”. Per il 46.3% dei lavoratori che hanno risposto al sondaggio per tornare a lavorare come prima bisognerà aspettare il 2022, per il 22% la ripresa ci sarà a gennaio 2021, per il 13% i fasti del passato non torneranno più.
Il 67.9% è favorevole ad alternarsi con i colleghi, in una sorta di staffetta e condivisione degli incarichi che garantirebbe a tutti i professionisti dello spettacolo un introito minimo. Quasi il 100% chiede al Governo un “reddito di continuità” per affrontare situazioni di emergenza. Il 65.7% ha subito la cancellazione di date già confermate. Fra questi, il 95.8% non ha ricevuto neanche un rimborso minimo da parte del committente. “Alcuni dei dati più preoccupanti – spiegano – riguardano la percezione rispetto una reale ripartenza: il pessimismo ci attanaglia e fa leva sulla nostra condizione di precarietà. Si lavorerà o non si lavorerà in autunno e inverno? Molti comparti produttivi sono ripartiti a pieno regime, mentre noi sembriamo condannati ad una condizione di lavoratori di serie B”.