quali aiuti da parte di regione Lombardia e comune di Milano?

Facciamo un po’ di chiarezza:

Noi lavoratrici e lavoratori intermittenti, dipendenti di cooperativa, partita IVA e con contratto a chiamata, non abbiamo ricevuto nessun aiuto concreto né da regione Lombardia né dal comune di Milano.

Noi precarie e precari dello spettacolo non cogliamo differenze tra regione e comune e non vorremmo nemmeno diventare una pedina da giocare, all’occorrenza, in campagna elettorale.

Si è parlato di “Estate Sforzesca” ma vorremmo ricordare che si tratta di una rassegna già confermata e finanziata prima della crisi sanitaria, non di un progetto nato per far fronte all’emergenza e al vuoto lavorativo.

Per far fronte all’emergenza ci sono, ad esempio, i 240 lavoratori aggiunti lasciati a casa da luglio al Teatro alla Scala di Milano.

Le nostre proposte sono assolutamente trasversali, i nostri interlocutori sono l’intera classe dirigente e non facciamo distinzioni, ciò che chiediamo è il riconoscimento di diritti per tutelare la cultura, l’intrattenimento e chi opera in questi settori.

Siamo interessati solamente al raggiungimento di una vera riforma del lavoro, che tuteli e garantisca una classe lavorativa dimenticata come poche altre.

Siamo invisibili dietro le quinte, siamo invisibili ancora oggi dopo 6 mesi di incertezza.

Le richieste fatte al comune ad oggi sono ancora ascoltate in parte e nessuna di queste è stata realizzata, prima fra tutte la promessa fatta dal sindaco Sala in assemblea pubblica di facilitare un incontro fra noi lavoratrici e lavoratori e il Ministro del MiBact Dario Franceschini, abbiamo ribadito che la data adatta a nostro avviso sarebbe il 4 Settembre prima della Messa in Requiem di Piazza Duomo, ma non abbiamo ricevuto alcun riscontro.

Per quanto riguarda regione Lombardia lo abbiamo già spiegato più volte: ci è stato negato un confronto e delle nostre richieste non ne è stata accolta nemmeno una.

A questo punto non ne facciamo una questione ideologica, in questi mesi abbiamo avuto tanti interlocutori ma in nessuno di questi possiamo dire di aver trovato l’interesse comune di fare veramente qualcosa di importante ed essenziale per il lavoro nel nostro settore.

Sono solo parole.