Milano digital fashion week. 14/17 luglio 1990

Siamo stati a fare un giro sul sito della Camera della Moda per capire come i brand hanno pensato di utilizzare le tecnologie.

Partiamo dal fatto che lo streaming in sé non è il male (vedi per esempio Travis Scott su Fortnite ) ma parla un linguaggio suo, nato virtuale. Tradurre contenuti live nel piccolo schermo, alla prova dei fatti, risulta veramente complicato.

Pensavamo che solamente concerti e teatro visti online perdessero l’essenza del racconto, il coinvolgimento dei sensi, ma vedendo come sta andando il primo vero fashion week digitale ci rendiamo conto di come la moda risulti ancora meno attraente che dal vivo.

La moda fino al 23 febbraio

Come tecnic* conosciamo benissimo il mondo delle sfilate, ma per chi non lo sapesse ricordiamo quanto sia importante per influencer e personaggi (tra il pubblico) del momento pubblicare foto su instagram indossando un abito stravagante, mettendo quasi in secondo piano  il momento della sfilata, ‘ridotto’ a qualche minuto tecnicamente impeccabile, frutto del lavoro di maestranze che hanno sudato per giorni.

Finita la sfilata il backstage si riempiva di gente famosa, i fotografi scalpitavano (e pensare che sulla passerella durante la sfilata si spingono pure), dopo un po’ andavano via tutti e noi tecnic* cominciavamo a smontare, con nessuna intenzione di fare tardi: più veloci della luce!

 

La moda nei tempi dello streaming

Il sito della camera della moda lo abbiamo guardato pure negli anni passati (lì c’è il calendario ufficiale) così da calcolare ad occhio e croce per quanti giorni dover dire no ad altri lavori, perché la moda è sempre stata un impegno importante. La moda è (era) quel periodo dell’anno dove arrivavano colleghe e colleghi da tutta Italia, in Lombardia qualsiasi service non trovava tecnici ed aveva tutto il materiale impegnato.

Il sito della camera della moda oggi manda lo streaming ufficiale delle sfilate a questo link  https://milanofashionweek.cameramoda.it con Safari come browser non parte il video (ma non c’è nemmeno il testo); passiamo quindi a Firefox. Ecco, adesso funziona ma i video vanno a scatti ed anche se la connessione è stabile, il computer si surriscalda e si ciuccia tutta la ram.

Cominciamo proprio male, chiedere a netflix o a pornhub come si fa!

 

Le sfilate

mercoledì mattina siamo andati con gli striscioni davanti a una delle due sfilate live della stagione, tutto il resto sono filmati amatoriali, video clip stile anni ‘90, tecnologie di realtà virtuale anni ‘80…insomma un concentrato di trash – lo-tech – cheap aesthetic – post-hipsterismo (per usare un linguaggio cool).

 

Andiamo ad analizzare alcuni casi, indicativi del livello generale:

Alberta Ferretti

video con modelle appiccicate ai contributi video con il vinavil

https://milanofashionweek.cameramoda.it/it/brands/alberta-ferretti-sfilata/

Magliano

La bassa qualità regna

https://milanofashionweek.cameramoda.it/it/brands/magliano-sfilata/

Valextra. La dizione e il video amatoriale

https://milanofashionweek.cameramoda.it/it/brands/valextra-sfilata/

Les hommes. La corazzata Potëmkin: un solo modello per 14 minuti

https://milanofashionweek.cameramoda.it/it/brands/les-hommes-sfilata/

 

Senza nulla togliere alle lavoratrici e lavoratori che hanno contribuito a dar vita ai progetti della digital week vorremmo capire perché la qualità della creazione e della realizzazione per questo evento, un tempo importante, è così bassa. Dallo sviluppo  e dall’architettura del sito web, il gusto estetico e l’imponente quantità di bassa fedeltà viene da pensare che:

– abbiamo a che fare con dei geni incompresi

– hanno fatto tutto da soli o quasi senza coinvolgere professionist*

– non hanno pagato abbastanza i professionist* coinvolti

In ogni caso se il futuro della moda non coinvolgerà nuovamente pubblico e maestranze la fine di un’era è dietro l’angolo.