Risposta alla lettera aperta dell’Assessore Stefano Bruno Galli ai Lavoratori e alle Lavoratrici dello Spettacolo

questa lettera è la risposta alle dichiarazioni dell’assessore Galli che potrete leggere sulla sua pagina facebook o sull’edizione de Il Giorno di Bergamo e Brescia.
Gentile Assessore,
Abbiamo letto la lettera aperta che ci ha rivolto.
La ringraziamo per averci dato una risposta, finalmente, dopo quasi sei mesi di silenzio.
Abbiamo sperato di incontrarla nelle due audizioni avute nel mese di luglio e agosto dove era prevista, in quanto necessaria, la sua presenza oltre che quella dell’ Assessore
all’ Istruzione, Formazione e Lavoro Melania De Nichilo Rizzoli.
Ma in entrambe le audizioni non vi siete presentati.
Vorremmo semplicemente farle notare che quanto è stato stanziato dalla Regione Lombardia, sia precedentemente a questa emergenza sanitaria sia in questa occasione, è un supporto che va a sostenere e risanare le strutture più solide e consolidate della Regione ma, come avrà potuto leggere nei moltissimi post sul suo profilo Facebook, non è per nulla risolutivo della drammatica condizione in cui si trovano i singoli lavoratori e lavoratrici dello spettacolo.
Troviamo inoltre la sua lettera fuorviante per un’opinione pubblica che non può capire e conoscere in maniera approfondita le dinamiche del nostro settore.
Sbandierare continuamente quanti soldi sono stati stanziati, omettendo specifiche di settore, può apparire, ad una lettura superficiale, come un intervento consistente della Regione Lombardia a favore della Cultura e dello Spettacolo.
Ma così non è, a nostro avviso.
Lei, per esempio, cita Opera Lombardia informando quanto è stato stanziato ma omettendo di dire che lo slittamento di tre produzioni ha automaticamente diminuito enormemente la richiesta di tecnici ed artisti che si sono trovati senza lavoro. Quindi cosa ha risanato questo stanziamento?
Per quanto riguarda i licenziamenti, è inutile ricordarle che è un decreto valido solo per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti, che nella regione non raggiungono neanche il 30% di tutto il comparto.
Sarebbe stato auspicabile un sostegno economico rivolto a tutte le realtà appartenenti al territorio, associazioni culturali, piccole e medie imprese, soggetti indipendenti che operano in tutta la Lombardia, perché molti di noi fanno parte di compagnie che non rientrano nei parametri ministeriali, alcuni neanche in quelli extra-fus e la situazione è ancora più grave per il fatto che pochissimi teatri hanno riaperto il 15 giugno e i pochi che lo hanno fatto, soprattutto grazie ai finanziamenti statali e regionali, spesso hanno preferito mettere in programmazione le loro produzioni limitando così la possibilità stessa di una virtuosa circuitazione dell’eterogeneo settore.
Potremmo andare avanti così su ogni punto da lei elencato ma alla fine l’unica cosa che continua ad emergere è l’indifferenza di questa regione rispetto ai provvedimenti che le stiamo chiedendo da mesi, da rivolgersi al più presto anche al singolo lavoratore o lavoratrice.
Ci fa piacere che sia sua intenzione incontrarci e lo faremo molto volentieri in una commissione congiunta dato che lei stesso dichiara l’importanza del coinvolgimento dell’assessorato al Lavoro.
Ci dica il giorno e noi ci saremo, seduti a quel tavolo che anche lei propone per elaborare un documento unitario appellandoci alle competenze, funzioni e portafoglio della Regione Lombardia come previsto dalla Costituzione.
Le nostre richieste sono concrete e le nostre proposte fattibili.
Ci auguriamo quindi di essere contattati al più presto, siamo a disposizione, perché in questo momento come lei sa siamo disoccupati.
Coordinamento Spettacolo Lombardia

quali aiuti da parte di regione Lombardia e comune di Milano?

Facciamo un po’ di chiarezza:

Noi lavoratrici e lavoratori intermittenti, dipendenti di cooperativa, partita IVA e con contratto a chiamata, non abbiamo ricevuto nessun aiuto concreto né da regione Lombardia né dal comune di Milano.

Noi precarie e precari dello spettacolo non cogliamo differenze tra regione e comune e non vorremmo nemmeno diventare una pedina da giocare, all’occorrenza, in campagna elettorale.

Si è parlato di “Estate Sforzesca” ma vorremmo ricordare che si tratta di una rassegna già confermata e finanziata prima della crisi sanitaria, non di un progetto nato per far fronte all’emergenza e al vuoto lavorativo.

Per far fronte all’emergenza ci sono, ad esempio, i 240 lavoratori aggiunti lasciati a casa da luglio al Teatro alla Scala di Milano.

Le nostre proposte sono assolutamente trasversali, i nostri interlocutori sono l’intera classe dirigente e non facciamo distinzioni, ciò che chiediamo è il riconoscimento di diritti per tutelare la cultura, l’intrattenimento e chi opera in questi settori.

Siamo interessati solamente al raggiungimento di una vera riforma del lavoro, che tuteli e garantisca una classe lavorativa dimenticata come poche altre.

Siamo invisibili dietro le quinte, siamo invisibili ancora oggi dopo 6 mesi di incertezza.

Le richieste fatte al comune ad oggi sono ancora ascoltate in parte e nessuna di queste è stata realizzata, prima fra tutte la promessa fatta dal sindaco Sala in assemblea pubblica di facilitare un incontro fra noi lavoratrici e lavoratori e il Ministro del MiBact Dario Franceschini, abbiamo ribadito che la data adatta a nostro avviso sarebbe il 4 Settembre prima della Messa in Requiem di Piazza Duomo, ma non abbiamo ricevuto alcun riscontro.

Per quanto riguarda regione Lombardia lo abbiamo già spiegato più volte: ci è stato negato un confronto e delle nostre richieste non ne è stata accolta nemmeno una.

A questo punto non ne facciamo una questione ideologica, in questi mesi abbiamo avuto tanti interlocutori ma in nessuno di questi possiamo dire di aver trovato l’interesse comune di fare veramente qualcosa di importante ed essenziale per il lavoro nel nostro settore.

Sono solo parole.